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LowCode NoCode VibeCode: Parliamo di Security?

Low-Code, No-Code, VibeCode: le differenze

  • No-Code:
    Soluzioni pensate per utenti non tecnici, senza necessità di scrivere codice. Tipico per creare app, automazioni o dashboard tramite interfacce drag & drop (es. Power Automate, Zapier, Airtable).
    Pro: velocità, accessibilità.
    Contro: limitazioni in personalizzazione, shadow IT.

  • Low-Code:
    Strumenti che richiedono poco codice, pensati per sviluppatori e “citizen developers”. Consentono di estendere le funzionalità con personalizzazioni mirate (es. Power Apps, Mendix, OutSystems).
    Pro: flessibilità maggiore, velocità rispetto al full-code.
    Contro: rischio di codice mal gestito, dipendenza da piattaforma.
  • VibeCode:
    Approccio emergente che combina Low-Code, AI (Copilot, GPT) e automazione intelligente, connessa ai flussi aziendali e alle analisi dei dati (es. Power Automate + Copilot Agents, OpenAI, integrazioni API).
    Pro: scalabilità, intelligenza integrata, ottimo per orchestrare processi complessi.
    Contro: aumenta il rischio di errori invisibili (prompt injection, gestione dei permessi), gestione sicurezza ancora poco matura in molte aziende.

L’impatto sulla Cyber Security

  • Shadow IT e Governance assente
    Quando chiunque può creare automazioni all’interno, si moltiplicano processi e strumenti non censiti dall’IT, con possibili leak di dati.

  • Permessi e Identity Management
    Le app Low-Code/No-Code spesso usano connessioni condivise o service accounts senza MFA, esponendo l’infrastruttura.

  • Vulnerabilità AI e Prompt Injection
    Con l’uso di AI generativa (VibeCode), si introducono nuove superfici di attacco: prompt injection, data leakage attraverso risposte troppo dettagliate, rischio di usare modelli non controllati.

  • Log, Audit e Monitoring insufficienti
    Poche piattaforme low/no-code offrono log dettagliati o integrazione con SIEM/SOC aziendali.

Come mitigare i rischi

  • Governance e Policy di utilizzo
    Definire ruoli chiari: chi può sviluppare? Quali tool sono approvati? Catalogare e recensire periodicamente i flussi creati.

  • Identity & Access Management (IAM)
    MFA obbligatorio su tutte le connessioni e account. Evitare account condivisi. Usare il Principle of Least Privilege.

  • Secure by Design
    Introdurre checklist di sicurezza anche per il Low-Code/No-Code (es. verifica dei permessi delle connessioni, validazione degli input, audit dei flussi). Realizzare e conservare un Audit Trail dello sviluppo applicativo.

  • AI Security
    Se si usa VibeCode (o AI agent), prevedere validazione dei prompt, restrizioni sull’output, approvazione umana per attività critiche.

  • Monitoraggio e Audit
    Integrare log e audit trail delle piattaforme Low-Code/No-Code con il sistema di monitoring aziendale. Alert su attività sospette. Eseguire frequenti Vulnerability Assessment approfonditi e almeno trimestralmente un Penetration Test sulle applicazioni.

  • Formazione continua
    Formare non solo gli sviluppatori, ma anche i “citizen developers” sui rischi di sicurezza e sulle best practice.

In conclusione, Low-Code, No-Code e VibeCode rappresentano opportunità straordinarie per accelerare l’innovazione, ma non devono trasformarsi in una porta aperta ai rischi di sicurezza. La velocità di sviluppo non può prescindere dalla governance e dal controllo. Integrare sicurezza e automazione fin dalle prime fasi dei progetti significa proteggere il valore creato. La tecnologia è un abilitatore, ma la consapevolezza resta la migliore difesa. Innovare sì, ma sempre in sicurezza.

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